Alla scoperta della genitorialità transgender
“L’invisibilizzazione è stata sicuramente una grande arma contro le persone trans* e la loro genitorialità e il loro possibile desiderio di diventare genitori, perché questa invisibilizzazione nasce da un vero e proprio ostracismo e reazioni di disgusto nei confronti dei genitori trans*.
Infatti nonostante una mole di evidenze che ci dicono il contrario è ancora molto diffuso il preconcetto secondo cui il transgenderismo non sia conciliabile con la genitorialità ed il nostro paese è, rispetto ad altri, culturalmente e giuridicamente più indietro rispetto a questo tema.
Nella seconda indagine LGBTI dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali (FRA- Fundamental rights agency) nel 2019, dalle 19.445 risposte raccolte tra le persone trans*, è emerso che il 19% era genitore di almeno un bambino.
Ma già molto prima, nel 1998, lo psichiatra Domenico Di Ceglie attestava che nelle cliniche inglesi specializzate nei percorsi di affermazione di genere, un terzo dei richiedenti avesse figl3.
Come scriveva Lorenzo Petri nel 2013, in quella che forse è stata la prima ricerca italiana sulla genitorialità delle persone trans* nel nostro paese, per lungo tempo i clinici hanno pensato che il transgenderismo fosse una condizione incompatibile con l’essere genitori e ritenevano impensabile che una persona trans* potesse avere un progetto di genitorialità. Se una persona era diventata genitore prima del percorso di affermazione di genere, consigliavano alla persona di allontanarsi dai figl3 e di ricostruirsi una vita altrove”. Egon Botteghi